Dazi e inflazione. Tutti certi di più inflazione, ma sarà realmente così ?

Pubblicato il 7 agosto 2025 alle ore 10:49

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DAZI E INFLAZIONE - ECONOMIA CLASSICA E SCUOLA AUSTRIACA

Trump ha imposto i dazi e sembrano tutti d'accordo riguardo al fatto che ci sarà un'inflazione elevata come conseguenza. In realtà, è la comunicazione che ci fanno ascoltare, ma in effetti, c'è anche chi la pensa differentemente.

Esistono 2 teorie :

  • la prima ritiene che i dazi verranno pagati dai consumatori e, quindi, ci sarà inflazione
  • la seconda che ritiene che i dazi se li accolleranno i produttori e, quindi, non ci sarà inflazione

E ci sono 2 approcci diversi economici:

  • la prima, l'economia classica, che ritiene che tutto ciò che si impone dall'alto si trasferisca tale e quale alle persone che sono totalmente ininfluenti sul risultato finale
  • la seconda, scuola austriaca di economia, che ritiene che l'azione umana e il comportamento individuale incidano sul risultato finale

Personalmente sono per la seconda; ritengo che ci potrà essere un lieve impatto sull'inflazione, ma, alla fine , non avremo un aumento dei prezzi significativo.

Il motivo è semplice. Come si è dimostrato in Italia in questi ultimi anni, la perdita del potere d'acquisto ha spostato i consumi verso i prodotti a basso prezzo. Al supermercato primeggiano i discount e le grandi marche devono, periodicamente, offrire sconti importanti per vendere. Così come il successo di Temu e Schein è dovuto alla ricerca della convenienza  e del prezzo basso.

La perdita del potere d'acquisto è stato un cavallo di battaglia di Trump durante la campagna elettorale. Anche negli Usa il ceto medio soffre. 

Ciò che Trump vuole ottenere è uno spostamento dei consumi verso i prodotti Usa e, soprattutto, verso i prodotti delle PMI Usa che hanno sofferto la concorrenza straniera. 

É facile che i dazi riescano ad ottenere questo tipo di comportamento da parte dei consumatori americani costringendo chi non produce in Usa ad accollarsi il costo dei dazi per poter competere sul mercato statunitense, pena un calo delle vendite. Un risultato di questo tipo non porterà ad un aumento dei prezzi che incida fortemente sul tasso di inflazione.

I grandi investimenti negli Usa di Apple (100 miliardi) e di tanti altri importanti marchi per riportare la produzione negli Stati Uniti è dovuta al fatto che sanno di non poter scaricare sui consumatori il coto dei dazi. 

Un esempio di quanto possa incidere il comportamento individuale e le scelte che le persone fano è stata l'auto elettrica.

L'imposizione dall'alto fatta ai produttori di auto tramite il ricatto di multe salatissime senza la minima considerazione del comportamento degli utenti,  avrebbe dovuto portare a vendere quasi solo autoveicoli elettrici. 

La realtà è stata all'opposto di quanto stabilito dall'alto. I singoli individui hanno fatto considerazioni, di portafoglio, di opportunità, comodità, convenienza, semplicità di utilizzo, che hanno avuto come conseguenza il flop della vendita di veicoli elettrici con tutte le conseguenze negative per il settore e per l'economia.

L'approccio dell'economia classica è limitato e l'assenza dell'analisi del comportamento umano è penalizzante. 
L'analisi finanziaria dovrebbe andare oltre la stessa scuola austriaca di economia perchè oltre a registrare il comportamento degli individui dovrebbe cercare di valutare le possibili motivazioni e verificare il sentiment anticipatore. 

Per questi motivi, come è successo in questi mesi, credo che l'inflazione non subirà grandi variazioni dovute ai dazi. E credo che Powell, un uomo che ha sempre dimostrato di essere poco coraggioso, sia in ritardo nell'agire. Lo è sempre stato anche all'inizio della salita dell'inflazione quando aumentò i tassi quando era troppo tardi; ora sta commettendo lo stesso errore. 

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