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Le crepe degli indici Usa

17.03.2021

La divaricazione tra dow, sp500 e nasdaq indica cambiamento

Dow Jones, S&P500 e Nasdaq hanno avuto nell'ultimo periodo comportamenti differenti. Una divaricazione che trova un precedente nell'anno 2000, prima del crollo dei mercati che si verificò proprio in quell'anno.

Il grafico, con il confronto tra i tre indici, evidenzia perfettamente questa situazione. É ben visibile come nell'arco del tempo si siano mossi sempre all'unisono e come, invece, nell'ultimo mese abbiano iniziato a muoversi in modo differente.

Il Dow Jones (le 30 maggiori aziende) è volato verso nuovi massimi e rappresenta un numero limitato di aziende e, solitamente, le più resistenti prima di scendere.

Lo S&P500 che è l'indice di riferimento rappresentando un numero più consistente di aziende, fatica, invece, a superare i suoi massimi. Si avvicina, li tocca e poi storna.

Il Nasdaq è l'indice dei titoli tecnologici ed è quello che ha iniziato un deciso storno in controtendenza con gli altri indici e diametralmente opposto al movimento effettuato dal Dow Jones.

Sono i primi segnali che qualcosa si sta rompendo, che nonostante tutta la liquidità la situazione inizia ad essere a livelli che risultano difficile da giustificare senza che nella sostanza vi siano numeri così forti che nei prezzi sono scontati.

Non è nemmeno un caso che il primo indice a scendere sia proprio il nasdaq, indice sul quale gli eccessi sono più visibile.

Se consideriamo i movimenti a livello tecnico è facile che si possano avere 2 mesi di fase laterale prima che ci sia una caduta consistente di tutti gli indici tale da produrre un riallinemaneto del trend; questa volta verso il basso.

É pur vero che negli ultimi anni abbiamo assistito a repentini cambi di direzione e ad improvvise accelearazioni dei movimenti.

Quindi, anche in questo caso nonsi esclude che qualcosa di improvviso accada.

E non è nemmeno un caso che in corrispondenza di quanto visibile nel grafico vi sia stato un balzo verticale nell'aumento del rendimento del decennale statunitense che è salito all'1,63% quando fino all'inizio dell'autunno si trovava intorno a 0,70%.

Tutti gli elementi, uno ad uno, sembra si stuiano indirizzando verso la direzione di fine del ciclo di crescita.

E tra gli altri, nemmeno è da sottovalutare, il fatto che le materie prime sia industriali che agricole siano in forte crescita.

E se Bitcoin è, come molti dicono, il nuovo bene rifugio che sostituisce l'oro, la sua crescita velocissima dell'ultimo periodo suonerebbe come campanello d'allarme di un qualcosa che sta per accadere; ancor di più visto le mani forti che si sono rivolte a Bitcoin.

Anche i 1900 miliardi di Biden sembra che siano stati sotto l'effetto del famoso detto: compra sui rumors e vendi sulla norizia; per cui, sembrano già scontati.

Da tutti questi elementi, per emerge che, personalmente, ho poca fiducia nel proseguo di un trend di crescita e che tranne per alcuni titoli ben selezionati resterei in attesa di un quadro più chiaro. Sempre pronti comunque a verificare dove andrà il mercato che ha sempre ragione; o quasi sempre.

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